Il 24 febbraio in tutta Italia ci saranno iniziative contro tutte le guerre. Serve un immediato cessate il fuoco dall’Ucraina a Gaza, dal Sudan al Kurdistan, dallo Yemen al Congo…
Sono passati due anni dall’invasione russa dell’Ucraina e, nonostante l’affievolirsi dell’attenzione mediatica, il conflitto si inasprisce sempre di più.
Guerre e conflitti insanguinano vaste aree del pianeta in una spirale che sembra non aver fine. Con il riaccendersi della terribile guerra in Medio Oriente, l’aprirsi del conflitto nel Mar Rosso, il moltiplicarsi degli attacchi turchi in Rojava, le tensioni per Taiwan, il perdurare dei conflitti per il controllo delle risorse nel continente africano, il rischio di una guerra, anche nucleare, su scala planetaria è una possibilità reale.
Opporsi concretamente è un’urgenza ineludibile.
Torino punta tutto sull’industria bellica per il rilancio dell’economia. Un’economia di morte.
La nostra città è già oggi uno dei maggiori centri dell’industria bellica aerospaziale.
Ed è a Torino che sorgerà la Città dell’Aerospazio, un centro di eccellenza per l’industria bellica aerospaziale promosso dal colosso armiero Leonardo e dal Politecnico subalpino. La Città dell’Aerospazio ospiterà un acceleratore d’innovazione nel campo della Difesa, uno dei nove nodi europei del Defence Innovation Accelerator for the North Atlantic (D.I.A.N.A), una struttura della NATO.
L’industria bellica è il motore di tutte le guerre.
Le lotte di questi ultimi anni hanno contribuito a rendere meno opaco ed a rallentare un progetto di morte che è impegno di tutti inceppare.
A Torino giocano la carta del ricatto occupazionale, in una città sempre più povera, dove arrivare a fine mese è sempre più difficile, dove salute, istruzione, trasporti sono sempre più un privilegio per chi può pagare.
Il governo risponde alla povertà trattando le questioni sociali in termini di ordine pubblico ed invia l’esercito per estendere il controllo militare in Barriera di Milano. Anche questa è guerra: guerra ai poveri.
E la guerra arriva anche nelle scuole, dove i militari fanno propaganda per l’arruolamento dei corpi e delle coscienze.
Occorre capovolgere la logica perversa che vede nell’industria bellica il motore che renderà più prospera la nostra città. Un’economia di guerra produce solo altra guerra.
Il benessere, quello vero, è altrove, nell’accesso non mercificato alla salute, all’istruzione, ai trasporti, alla casa fuori dalla logica feroce del profitto.
No all’industria bellica
Chiudiamo e riconvertiamo le fabbriche d’armi
No alla Città dell’aerospazio! No alla Nato a Torino
No all’invio di armi per la guerra
No alle missioni militari all’estero
No alle spese militari
No all’escalation nucleare
No alla militarizzazione delle scuole e delle città
Disertiamo la guerra!
[Dall’appello del Coordinamento contro la guerra e chi la arma – Torino]